mercoledì 20 aprile 2011

QUANDO I PAPA' SONO SUPER

Agli inizi del 2011 un gruppo di papà di Vimodrone (MI) si rende conto che anche in rete si parla poco e male della figura paterna. Il 19 Marzo ultimo scorso http://www.superpapa.it/ emette il primo vagito e diventa in poco più di due mesi il fenomeno babbesco del momento. Basti considerare che la pagina Facebook di Superpapà conta alla data di oggi oltre 5.660 fan. Chiariamo subito agli orfani di senso dell’umorismo che quel “super” è ovviamente ironico.

E’ un portale che fa subito simpatia, a partire dal trillio stile Campanellino di Peter Pan che accoglie i visitatori quando clikkano sulla home page. Abbiamo intervistato per voi Silvio Petta, il quale ha acconsentito a raccontarci qualcosa di lui e ovviamente a spiegarci in cosa consiste Superpapà.

Silvio è un perito informatico di 37 anni che da piccolo sognava di fare il “ricercatore di pietre preziose” Vive da pochi anni con moglie e i suoi 2 bambini alle porte di Milano dove ha trovato il giusto equilibrio di un paese a portata d’uomo.
La moglie impiegata nel commercio lavora ogni benedetto sabato e, delle volte, anche la domenica. Da subito per Silvio è iniziata un’avventura fantastica: rinunciare alle partite allo stadio, alle serate con gli amici per occuparsi in prima persona di due pesti insaziabili. E’solo così che ha scoperto che c’e’ un tutto un mondo dietro ai bambini fatto di giardinetti, corse in bici, visite ai musei; un ritorno alla giovinezza, uno stare bene nell’animo che fa dimenticare di colpo tutte le rinunce e i sacrifici.
“ Pensavo fosse il calcio, invece sono i figli che danno un senso alla vita ! “

Il proposito del gruppo è creare una grande Community di papà dove scambiarsi informazioni utili per svolgere al meglio il proprio ruolo. In Superpapà c’e’ una componente di papà separati, infatti collabora con loro Fabio Biffi dell’associazione Figli Liberi (www.figliliberi.it) di Vimodrone (MI) e l’Avv. Maurizio Cardona di Torino.

Sostengono la bigenitorialità, ovvero il diritto dei figli a continuare ad avere rapporti allo stesso modo con il padre e con la madre anche dopo la loro separazione, sulla base dell’incontestabile verità che si resta genitori per tutta la vita nonostante il venir meno del vincolo matrimoniale». Il sito è aperto a tutti, anche alle mamme con le quali non entrare in competizione, ma imparare !

Raccontaci della prima volta in cui i tuoi figli ti hanno detto che sei “super”… Reazioni? Ti si sono piegate le ginocchia per l’emozione, hai pianto oppure hai dispiegato il mantello e hai preso a svolazzare per l’universo con il petto gonfio come un tacchino ripieno?

Un sabato pomeriggio per aiutare una nostra cara amica in attesa (con un una mongolfiera al posto della pancia !) abbiamo invitato le sue due bambine coetanee dei miei maschietti.
In totale avevo quattro bambini a casa! Hanno giocato d’amore e d’accordo, io ho iniziato a fare il pagliaccio per farli ridere un po’..ad un tratto Gabriele, il mio più piccolo, ha esclamato: “Sapete il mio papà non è un papà normale…è un Superpapà ! “. Vi lascio immaginare l’emozione che ho trovato ! Non ho preso il volo, però ho capito che stavo andando nella direzione giusta.

Qui faccio leva sulla tua vena autoironica chiedendoti una “confessione”: in quale aspetto della gestione dei figli ritieni che sotto sotto sia tua moglie ad avere i superpoteri, mentre tu ti senti un pò Medioman?

Beh non lo nascondo mai, mia moglie è maestra in cucina ! Io sono molto più sbrigativo anche se poniamo la stessa attenzione agli alimenti, che siano i più sani e naturali possibili. Inoltre lei ha molta più pazienza di me quindi riesce a seguirli meglio nei compiti scolastici. Per quanto riguarda il gioco…beh..io sono il coach e, almeno in questo, non ho rivali !

Ti capiterà sicuramente ti incontrare dei soggetti ancora convinti che la loro funzione di padre si risolva con un deposito di seme nel ventre materno. Quali sensazioni ti suscita incontrare un papà troglodita?

Hai toccato un tasto dolente ! Provo un sentimento misto di rabbia e tristezza nel vedere che ci sono bambini abbandonati a se stessi, nonostante un presunto padre lì vicino. Ad esempio mi capita di vedere in pizzeria bambini che giocano con la consolle in attesa di ricevere la “pizza con wurstel” mentre il papà sta incollato al telefonino: ci sono momenti che son fatti per stare tutti insieme, per parlare, giocare. Ma evidentemente si da tutto per scontato…

Definisciti con tre aggettivi (possibilmente evitando la parola “super”)

Ironizziamo con il termine “super”, siamo semplicemente dei papà normali che compiono il loro dovere fino in fondo, o almeno spero ! Per quanto mi riguarda aggiungerei che sono simpatico, sensibile e altruista. (se c’e’ spazio per un quarto aggettivo aggiungerei anche carino, perché no ?!)

Prima di volare via, lancia un messaggio ai genitori.

Il mio vuole essere un messaggio di speranza: ci rendiamo conto di come è messa la società, con questa crisi dei valori e con le difficoltà quotidiane a mantenere vivo un rapporto di coppia: fermiamoci un attimo, parliamo di più col partner, cerchiamo di risolvere i problemi e di non pensare alle cose effimere: tutto ciò che possiamo desiderare si racchiude in una sola parola: famiglia.

"I Superpapà esistono!” e “Diffondiamo AMORE in RETE” sono i motti principali di Superpapà. Come non condividerli?

mercoledì 13 aprile 2011

FEDERICO OLIVO: I PAPA'BABY SITTER DEI LORO FIGLI? Naaaaaaaaaaaaaaaaaa!

Federico Olivo è l’ideatore del sito http://www.paternitaoggi.it/. Lo abbiamo intervistato per comprendere i motivi che lo hanno spinto a raccontarsi sul web, prerogativa finora quasi a totale appannaggio delle mamme, e lui ci ha risposto così:


Era un pomeriggio buio e tempestoso e me ne andavo da solo a spasso con mio figlio che dormiva sereno nella sua culla. Nessuno con cui chiacchierare, nessun invito a casa per prendere un caffè. Nessuno in vista, solo mamme. A quel punto ho provato pura invidia per mia moglie e il suo status di mamma, amica di qualsiasi altra mamma che incontrava nel suo cammino. Io ero solamente un papà.
Quando parlo di paternità la prima cosa che pensa chi mi sta di fronte è che sono un padre separato. Subito dopo faccio notare come la paternità inizi a manifestarsi prima delle separazioni e continui anche nel caso in cui la separazione non avvenga. E' questo è chiaro a tutti e tutti concordano. Allora perché si sente parlare di paternità solo nelle aule dei Tribunali?
Me lo hanno spiegato i sociologi e gli psicologi: questa è una società senza padri, dove gli uomini in generale hanno smesso di incarnare la figura autoritaria ma anche autorevole di una volta, con tutte le conseguenze del caso. Si, ma allora? Ora che lo abbiamo capito, dobbiamo rimanere spettatori capaci di intendere ma incapaci di volere?
Ho iniziato a creare un sito web che raccogliesse le briciole della paternità, per mio divertimento e mio passatempo. Dopo un anno mi è parso di colpo evidente che non poteva rimanere solo un mio discorso personale e insieme ad altri amici, papà e mamme, abbiamo deciso di costituire l'Associazione Paternità Oggi.
L’intento è quello di coniugare la parte autorevole della paternità con gli aspetti considerati più femminili che i papà di oggi hanno imparato a conoscere: le emozioni, l' accudimento amorevole, il dialogo con i propri figli. Ci impegniamo anche per recuperare i valori positivi di una volta, quelli dei nostri nonni: le regole e il rispetto per gli altri che deriva dalla dignità per se stessi.



E’ vero che incontri spesso dei papà che dichiarano di fare “i baby sitter “ dei propri figli?



Si, anche se la maggior parte ovviamente lo dice per scherzo (spero). Ma se capisco che non è una battuta di spirito, provo pena nei confronti di un padre che si considera solo un estraneo capitato lì per caso e che ha totalmente abdicato al suo compito di genitore e di educatore.
Dopo questo iniziale senso di tristezza, però, inizio a fare due conti: se c'è un papà che ha deposto i suoi doveri/poteri, c'è una mamma che ha di fronte una missione impossibile, che presumo gestisca tutta la logistica della casa e sicuramente ha problemi a conciliare il tutto con il suo lavoro, quello pagato.
Mi sembra che ci sia un problema di coppia, prima che di paternità. Può darsi anche che questo sia il loro equilibrio come genitori, non è affar mio, ma in genere in questo tipo di coppie ci sono delle tensioni più o meno manifeste e un bambino le avverte tutte, soprattutto quelle nascoste. E quel bambino sarà un cittadino di domani, forse anche un papà o una mamma.



Qual è stato il commento a uno dei post pubblicati su Paternità Oggi che ti ha lasciato particolarmente perplesso?



Ora non ricordo le esatte parole, ma il senso era quello di lamentarsi con il "femminismo" da parte di un papà e quello di prendersela contro gli abusi del "maschilismo" da parte di una mamma. Un tale atteggiamento denuncia un bisogno di rimanere attaccati a degli stereotipi piuttosto che comprendere le ragioni dell'altro, un modo per non affrontare la fatica di mettersi in discussione.
Sapere che c'è ancora il bisogno di tirare fuori il femminismo e il maschilismo, mi da molto da pensare e sicuramente è un fatto di cui dobbiamo tenere conto. Ne approfitto per chiarire ancora che Paternità Oggi non ha in alcun modo l'intenzione di recuperare privilegi di cui noi uomini abbiamo goduto negli ultimi millenni. Le femministe possono iniziare a rilassarsi e i maschilisti la smettano d'illudersi.


Quale, invece, è stata la risposta che ti ha regalato un’iniezione di fiducia, un commento che ti ha dato conferma che il tuo sito ha un suo perché?


Mi ha piacevolmente sorpreso l'attenzione e l'accoglienza rivolta ad un progetto come Paternità Oggi da parte delle donne e soprattutto delle mamme. Avevo il timore che la comunità delle mamme, così presente ed autorevole, fosse chiusa in se stessa, invece la responsabilità di tale apparente chiusura è di noi uomini/papà che ancora abbiamo qualche difficoltà a raccontarci e a parlare.
Dipende sicuramente dal fatto che per noi certe cose sono scontate e non c'è bisogno di parlarne. Invece ora sono convinto che sia fondamentale iniziare a discutere del nostro approccio maschile su come educare i figli, proprio con le mamme, e creare la nostra comunità di papà.
Ma la cosa che più mi ha colpito e che mi da veramente quella carica in più, è che le nonne o addirittura le bisnonne di oggi, cioè le mamme di una volta, quelle che hanno vissuto la paternità anche nei suoi lati peggiori, sono state invece quelle che più hanno compreso l'importanza di ricominciare a parlare dei valori positivi della paternità. Qualcuna me l'ha anche spiegato attraverso i racconti del suo vissuto. Dobbiamo recuperare qualcosa da quei papà di una volta. Ora le nonne sono le mie migliori "alleate"!


Definisci con tre aggettivi tuo figlio Vittorio:

Irriverente, attento, chiacchierone.


Raccontaci la tua esperienza in sala parto fianco a fianco con tua moglie. Ti sei sentito impotente? Hai avuto voglia di scappare, di vomitare, lei ti ha preso a parolacce oppure è stata tutto sommato un momento irripetibile e intenso?


E’ stata un’esperienza primordiale. Vedere tua moglie urlare, piangere, ridere, sudare e sanguinare ti rimette in contatto con il mondo.
Da quel giorno ho apprezzato ancora di più mia moglie, e siccome non sono stato solo uno spettatore ma ho partecipato attivamente, nel mio piccolo, posso affermare di aver partorito un po’ pure io. In fondo è facile. Quando la tua compagna urla cerchi di calmarla, quando suda cerchi di rinfrescarla, quando ride allora ridi pure tu, quando sanguina ti sforzi di capire che non sta male e non cerchi di trasferirla dalla sala parto al pronto soccorso.
Da uomo posso affermare che è facile partorire. Ho conosciuto molti uomini che hanno preferito rimanersene in disparte. E’ una scelta rispettabilissima per molti motivi, ma sapere e vedere cosa ha patito tua moglie per mettere al mondo i tuoi figli (sia in caso di parto naturale che cesareo) e vedere dal vivo il responsabile delle tue prossime notti insonni, è un’esperienza che deve essere vissuta. Diversamente ci sono addirittura correnti di pensiero che professano l’allontanamento di qualsiasi uomo dalla sala parto, papà compresi: in quei casi mi limito ad aprire la finestra per far uscire meglio questa sciocchezza.


In poche righe: lancia un messaggio ai papà o, se preferisci, ai genitori:


Negli ultimi decenni abbiamo gettato via il vecchio modello di paternità, quello duro ed autoritario, ma contestualmente dovremmo recuperare quella figura di padre che costituisce un punto di riferimento da cui prendere esempio per crescere. Lo vogliamo fare insieme trovando un nuovo equilibrio, papà e mamme?

Ci uniamo decisamente al messaggio di Federico e di tutti i papà che, come lui, si impegnano per costruire un nuovo concetto di genitorialità: rimanere relegati nei ruoli che da sempre ci vengono imposti dalle convenzioni sociali non ci aiuta a crescere, e soprattutto non aiuta i nostri figli. Venirsi incontro sfruttando la nuova consapevolezza che una famiglia si costruisce unendo le energie di entrambi i genitori, invece, aiuta tutti a diventare più grandi.


Chi l’ha detto che un papà non può lavare i piatti e che una mamma non può giocare a calcio con il proprio figlio, se ne ha voglia? Confusione di ruoli? No, assolutamente. Collaborazione, si tratta semplicemente di collaborazione, con buona pace di tutti i benpensanti convinti che esistano ancora “papà” e “mamme” e non semplicemente “genitori”.

lunedì 4 aprile 2011

ANTONELLO E L'ESORCISTA PER BIMBI NOTTAMBULI



Siore e siori, oggi vi presentiamo un altro dei papà che riempiranno questo spazio con i loro pensieri. Ecco cosa ci racconta di lui: “Ok dunque vediamo l’importante è rompere il ghiaccio, come disse quell’agricoltore siberiano.... Ciao! Mi chiamo Antonello Francavilla, ho ormai 42 anni e da grande spero di farne 43, ma guardandomi capireste che ho un’età apparente che va dai 14 ai 55 anni. Sono papà di un ragazzone di ormai 15 anni nato da un precedente matrimonio, e ultimamente di un pargolo di quasi 7 mesi, l’urlatore del condominio: un incrocio tra Godzilla e uno pterodattilo che per gli amici porta il nome di Alex. Lavoro nel campo dell’informatica e come hobby canto nei locali e ho alle spalle un passato da imitatore-cabarettista. Forse è questa la causa delle mie crisi d’identità…..

Come papà di Alex posso dirvi che all’età di 42 anni sono consapevole della mia maturità acquisita, o almeno credo, forse più stanchevole ma comunque consapevole. Quindi ora prendo le cose con più razionalità e calma. Per esempio, da sei mesi ho assunto un esorcista per bimbi nottambuli… Riesco a cambiare un pannolino senza per forza tapparmi il naso o vomitare, so inventare giochi assurdi e rumori mai visti né sentiti prima, neanche lontanamente mai pensati neanche da un genio degli effetti speciali del calibro di Spielberg…

Non vedo l’ora la sera di rientrare dal lavoro per abbracciarlo e nessuno me ne voglia se non aspetto che si svegli per prenderlo. Non ce la faccio. E se non mi si incazza lui che dormiva, non accetto che lo faccia nessuno. Lui mi ricambia con un sorrisone, è quello ciò che più desidero. Alex è un bimbo solare con tutti ma con crisi a tratti da incubo, vuole attenzioni 24h su 24h . Avesse almeno il self service, saremmo felici.

Di altro potrei per ora solo aggiungere una foto di noi due farabutti e sfido chiunque a dire che non mi somiglia. In seguito ci sentiremo spesso sul blog. Nel frattempo, sappiate che già vi stimo tutti. E che ve lo dico a fa’….”

E adesso qualche domanda al papà di Godzilla:

1) A quanto ho capito Alex non è esattamente la creaturina più pacifica del Pianeta. Suppongo non dorma granché, di notte. Come affronti questo problema, esorcista per bambini nottambuli a prescindere?

Beh…Più che affrontarlo io, lo affronta la mia compagna. Io mi limito a brevettare tappi per le orecchie. Seriamente: non riesco a far molto perché lui cerca il latte in continuazione e se non arriva fa’: “Muuuuu!”. Lei con moooolta calma lo allatta; io al massimo le faccio compagnia con un occhio chiuso e l’altro aperto. A volte mi alzo per cambiargli il pannolino, visto che di dormire non se ne parla, e al mattino faccio gli straordinari al lavoro arrivando un’ora prima. E tutti in coro: “A volte ritornano!”

2) Veramente riesci a cambiare un pannolino senza vomitare, oppure questa dichiarazione è una subdola strategia per accaparrarti le simpatie dei lettori?

No, no, davvero: niente più conati, niente più tapparsi il naso. Ormai il naso è tutt’uno con l’odore pannolitico, però magari respiro con la bocca. Mi fa impazzire quando si libera del costrittore e comincia a zampettare modello tarantolato. Pronti, viiiiia! Si parte! Mano sotto al pancino, sotto il lavandino, acqua e sapone e il gioco è fatto. Salvo sporadiche pipì a fontanella fuori dal selciato, ovviamente.

3) Qual è il rapporto fra il tuo ragazzone quindicenne e il cucciolo di Godzilla?

Purtroppo questa è la nota dolente: il ragazzone vive con sua mamma a 60 km da me, non ha mai voluto vedere l’esorciccio, vuoi l’età vuoi la rabbia, vuoi il rancore. Ad oggi io non insisto, ma so che muore dalla curiosità; lo noto nelle parole, negli sguardi. Gli do tempo, tutto quello che vuole, per capire. Mi spiace che si stia perdendo forse il meglio della crescita di suo fratello, però lo lascio riflettere e rispetto il suo pensare. Nel frattempo non gli tolgo spazio e trovo il modo di starci assieme il più possibile.

4) Raccontaci un paio di aneddoti sui tuoi figli che ti hanno commosso fino alle lacrime.

Sicuramente la nascita del mio primo figlio. Non ho assistito al parto e quando è nato l’ostetrica me lo ha piazzato in braccio e lo ha spacciato per una femminuccia. Non ho voluto sapere il sesso fino alla nascita, ma sapevo che era maschio (orgoglio di papà). Però quando ho avuto la conferma sono scoppiato a piangere di gioia e sono contento di averlo fatto. Con Alex invece mi sono commosso la settimana scorsa quando, per la prima volta, tornando dal lavoro mi ha abbracciato e ha appoggiato la bocca sulla guancia. Non so se lo ha fatto per istinto, ma per me era un bacio...

5) E per chiudere in bellezza, prendi un respiro profondo, concentrati e facci un rumore che farebbe impallidire persino Spielberg. Dal padre di un semi pterodattilo ci aspettiamo questo ed altro.

Devo? Ma siete sicuri? Così rischio un’intervista doppia alle iene con Alex J… Facciamo che per questa volta vi risparmio…

mercoledì 30 marzo 2011

OGGI VI PRESENTIAMO FABIO: UN PAPA' CHE SE LA GODE...

Fabio Cattivelli è un professionista che è passato attraverso tutte le fasi di produzione di eventi televisivi e di spettacolo, parla e scrive la lingua inglese e francese, ed è piuttosto bravino anche nell'italico idioma. Ama gestire gruppi di esperti dalle competenze più disparate e lavorare in staff. È sempre pronto ad affrontare nuovi percorsi, felice di condividere e, perché no, essere messo alla prova. Il suo mestiere è il direttore di produzione, i suoi mezzi sono l'ottimizzazione dei tempi, del denaro e dei rapporti personali.

Combatte fin dai tempi dell'asilo con un cognome ingombrante, foriero di significati negativi che cozzano con la sua proverbiale onestà. La moglie dice che è un matto buono. L'ha sposato proprio per questo, e perché è classe 1964, la stessa di Brad Pitt. Da ex batterista si ritrova costantemente a battere con le dita o con oggetti su ogni superficie che provochi un suono. A volte ripete all'infinito muti paradiddle (tam tamtam tam tam tamtam tam) su se stesso con buona pace di chi gli orbita accanto.

Quando trova un indumento comodo non me ne stacca fin quando non l'ha ridotto a brandelli. Ci auguriamo che ciò valga anche per sua moglie, possibilmente evitando di ridurla a brandelli.

Fabio si racconterà prossimamente su questo blog. Intanto gli abbiamo posto qualche domanda, alla quale ha risposto in modo sintetico ed efficace e, a dirla tutta, con creativa e a tratti brutale sincerità. Ma ci piace proprio per questo…

1) Se ad espellere un fagotto di almeno tre chili fossi stato tu, invece di tua moglie, come ti saresti comportato? Insomma: raccontaci il tuo ipotetico parto :-)

Troppo doloroso, non posso pensarci…

2) Cosa hai provato la prima volta che hai preso in braccio tuo figlio?

L’ho visto e piangeva. Ricordo che ho pensato: “CA@@O! Assomiglia a mio padre quando era arrabbiato… con me…”. L’ho preso in braccio poco dopo e ho pensato solo di non farlo cadere.

3) Si parla tanto della vanità mammesca, ma dicci la verità: da 1 a 10, con quanta intensità desidereresti defenestrare i papà che si vantano delle capacità calcistiche del figlio se il tuo (ma questa è soltanto un’ ipotesi) ha i piedi fucilati per il pallone?

La cosa mi darebbe fastidio, ma Angelo sa fare un sacco di altre cose.

4) Cosa non riesci più a fare da quando sei diventato papà? Partitella con gli amici, gara di rutti davanti alla finale della nazionale,vantarti dei tuoi pettorali con le pischelle in palestra, tagliarti i peli del naso in santa pace?

Pensare a me stesso come a un invincibile figlio di puttana, ora siamo in due…

5) Cosa vorresti dire ai papà fermi all’età della pietra? Per essere chiari: parliamo di quei maschi convinti che abbandonarsi a smancerie con i figli o cambiargli il pannolino castri la virilità degli uomini che non devono chiedere mai.

Non l’hanno mai provato, oppure non sono pronti. Oppure chi se ne frega, io me la godo…

E già, Fabio. Lo vediamo dalla foto con il tuo splendido cucciolo che te la godi: quel sorriso parla più di centomila discorsi inutili…

Fabio Cattivelli, prossimamente su questi schermi. Non perdetevelo!

domenica 20 marzo 2011

I NUOVI PAPA'


Amorevolmente bistrattati dalle mamme blogger che spesso li dipingono come adorabili casinari che ci provano, ma non sempre ci riescono, sono sempre più presenti in rete. Si raccontano nei blog, costruiscono comunità su Facebook, mettono in piedi siti nei quali affrontano le tematiche familiari con slancio, passione, intelligenza. Si mettono in gioco determinati a smantellare il preistorico retaggio che “ L’omo ha da puzzà!”. Sono simpatici, autoironici, ma al tempo stesso seriamente intenzionati a costruire un nuovo concetto di genitorialità.

Sono loro, i Nuovi Papà, Uomini che stamattina abbracceranno con dolcezza i loro cuccioli ancora impastati di sonno e caldi di letto, che scarteranno il lavoretto per il 19 Marzo con autentica commozione, che invaderanno la rete di post, foto, riflessioni e frammenti di amore babbesco.
E’ a questi Papà straordinari che oggi porgiamo il nostro augurio più sincero e riconoscente, a quelli che si raccontano sul web, ma naturalmente anche a tutti gli altri.

E’ con autentico piacere che vi presentiamo qualcuno di questi Papà on line:

Federico Olivo con il suo arguto Paternità Oggi

Silvio Petta
 con Superpapà, sito che emette il primo vagito proprio oggihttp://www.superpapa.it/ ma che sulla sua fan page Facebook vanta già quasi 4.000 "mi piace", uno dei quali l'abbiamo clikkato noi.

Come Bambini al potere! non potevamo mancare all’appello. Vi segnaliamo perciò con orgoglio il neonato blog I nuovi papà
http://inuovipapa.blogspot.com/ gestito da diversi babbi straordinari che vi presenteremo ad uno ad uno nelle prossime settimane.

Grazie a Max, a Federico, a Silvio e a tutti I papà che ci accompagnano in questo difficilissimo e meraviglioso mestiere di genitore. Per non essere più soltanto “una mamma” o “un papà”, ma parte integrante di uno spettacolare progetto di vita corale nel quale non hanno ragione di esistere solisti o prime donne.

giovedì 17 marzo 2011

VIAGGIARE IN TRENO CON I BAMBINI. PARLIAMONE...


Un viaggio cullati dal romantico dondolio della carrozza, lo sguardo perso in chilometri e chilometri di bucolico verde, il piacere di un buon libro da gustare in santa pace o una gradevole chiacchierata con un compagno di viaggio interessante: questo significa, da sempre, prendere un treno…

Sì, quando hai venticinque anni, i capelli freschi di messa in piega, devi raggiungere il centro per incontrare un aitante fidanzato e il tuo unico pensiero angosciante è quello di coordinare correttamente il colore dello smalto con quello della micro borsetta in camoscio.
Sì, quando sei un quarantenne, stai affrontando un lungo viaggio per rivedere gli amici del militare e nel bagaglio hai infilato soltanto un cambio di biancheria pulita, una camicia e dei jeans, una tuta da ginnastica, gli scarpini per la partitella scapoli- ammogliati e l’ebbrezza di avere di nuovo vent’anni, anche se soltanto per un week end.
Decisamente no quando, indipendentemente dall’età, sei una donna che deve prendere il treno con due bambini piccoli. Intendiamoci: viaggiare in treno oggi costituisce un’ottima soluzione quando nutri un odio atavico per il cambio manuale, oppure l’idea di salire su un aereo ti causa un attacco di panico fulminante.
Ma se sei mamma comporta discreti problemi.
Se a seguito hai una pesante valigia, una borsa con il cambio (e già, le micro borsette in camoscio sono ormai un nostalgico ricordo), un passeggino e un pargolo che pesa almeno dodici chili da sveglio, e centocinquanta quando è addormentato, l’impresa diventa lievissimamente più complicata.
Se di figli poi ne hai due, magari una lattante e un adorabile delinquentello che non riesce a star fermo neanche se lo inchiodi con la colla a caldo ai sedili, allora l’impresa diventa decisamente complicata.


Problema n.1:
Come faccio a salire in carrozza con una valigia, un borsone, un passeggino e uno/due pargoli attaccati alle gonne, se davanti agli occhi mi trovo una scaletta di ferro e sotto i piedi un pericoloso pertugio che, dieci ad uno, se mi distraggo per una frazione di secondo finirà per inghiottire il nano più grande?
Senza l’aiuto di un buon samaritano, salire la scaletta di un treno, per una mamma, è agevole quanto conquistare la cima del K2 in equilibrio su un filo di seta.


Problema n.2:
Come qualsiasi neonato degno di questo nome, la piccola fa la cacca con la stessa frequenza con la quale un adulto inspira aria ed espira anidride carbonica. Ergo: dove accidenti la cambio? Sul tavolinetto della carrozza ristorante? Sul coperchio del water? In braccio al diciottenne brufoloso il quale, soltanto all’idea di scoprire quali orridi misteri custodisca un pannolino sporco, mi dà di stomaco sui piedi così devo ripulire anche lui?

Problema n.3:
Esaurito il repertorio dei giochini per intrattenere il pupo più grande (tempo stimato: un quarto d’ora, minuto più, minuto meno), come faccio a farlo stare tranquillo se la cucciola di vampiro non mi si stacca un attimo dal seno? Avete un’ idea di quanto sia umiliante rincorrerlo per i corridoi con la camicetta slacciata e i seni sballottati al vento a mo’ di valchiria al galoppo con buona pace dei viaggiatori di sesso maschile?

Soluzioni? Parliamone…
Secondo voi migliorare la qualità dei viaggi in treno per le famiglie è possibile?
In quale modo potremmo arrivare a risolvere certe problematiche?
Con un miracolo?
Raccontateci di quali servizi vorreste usufruire per trasformare un’Odissea in un viaggio piacevole per voi e per i vostri piccoli.

mercoledì 16 marzo 2011

il cambio del pannolino secondo i papà !



Il pannolino può essere cambiato per tre ragioni:
a)     perché lo dice la mamma;
b)     perché lo dice la suocera;
c)     perché il bimbo ha cagato.

Naturalmente il gesto perde, nei primi due casi, gran parte della sua drammaticità.  Il vero, autentico, cambio di pannolino assume la presenza della merda.

Di solito accade così. La mamma prende in braccio il bambino, lo annusa un po' e dice, con voce gaia e piuttosto cretina: - E qui cosa abbiamo fatto, eh? Sento un certo odorino? Cosa ha fatto l'angioletto? 
Poi la mamma va di là e vomita.

A questo punto si riconosce il padre di destra e il padre di sinistra.
Il padre di destra dice: - Che schifo! - e chiama la tata.
Il padre di sinistra prende il bambino e lo va a cambiare.

2. Il pannolino si cambia, rigorosamente, sul fasciatoio. Il fasciatoio è un mobile che quando lo vedi a casa tua, capisci che un sacco di cose sono finite per sempre, tra le quali la giovinezza.
Comunque è studiato bene: ha dei cassettini vari e un piano su cui appoggiare il bambino. Far star fermo il bambino su quel piano è come far stare una trota in bilico sul bordo del lavandino. E' fondamentale non distrarsi mai. Il neonato medio non è in grado quasi di girarsi sul fianco, ma è perfettamente in grado, appena ti volti, di buttarsi giù dal fasciatoio facendoti il gesto dell'ombrello: pare che si allenino nella placenta, in quei nove mesi che passano sott'acqua.

Dunque: tenere ben ferma la trota e sperare in bene.

3. Una volta spogliato il bambino, appare il pannolino contenente quello che Gadda chiamava "l'estruso".
E' il momento della verità.  Si staccano due pezzi di scotch ai lati e il pannolino si apre.  La zaffata è impressionante.  E' singolare cosa riesca a produrre un intestino tutto sommato vergine: cose del genere te le aspetteresti dall'intestino di Bukowski, non di tuo figlio.  Ma tant'è: non c'è niente da fare!

O meglio: si inventano tecniche di sopravvivenza.  Io, ad esempio, mi son convinto che tutto sommato la merda dei bambini profuma di yogurt.  Fateci caso: se non guardate potrebbe anche sembrare che vostro figlio si sia seduto su una confezione famiglia di Yomo doppia panna.  Se guardate e più difficile.  Ma senza guardare?  Io con questo sistema sono riuscito ad ottenere ottimi risultati: adesso quando apro un barattolo di yogurt sento odore di merda.

4. Impugnare con la mano sinistra le caviglie del bambino e tirarlo su come una gallina.  Con la destra aprire la confezione di salviettine profumate e prenderne una.  Neanche il mago Silvan ci riuscirebbe: le salviettine vengono via solo a gruppi di ottanta.
Scuotete allora il blocchetto fino a rimanere con tra le dita un numero inferiore a cinque salviette.
A quel punto, di solito, la gallina-trota, stufa di stare appesa come un idiota, dà uno strattone: se non vi cade, riuscirà comunque a spargere un po' di cacca in giro.  Tamponate ovunque con le salviettine profumate.
Ritirate su il pollo e con gesto rapinoso pulite il sedere del bambino.  Posate le salviettine usate nel pannolino e richiudetelo.

A quel punto la vostra situazione è: nella mano sinistra un pollo-trota coi lineamenti di vostro figlio.
Nella mano destra, una bomba chimica.

5. NON andate a buttare la bomba chimica: la trota scivolerebbe per terra.  Quindi, posatela nei paraggi (la bomba, non la trota) registrando il curioso profumo di yogurt che si spande per l'aria.  Senza mollare la presa con la mano sinistra, usate la destra per detergere a fondo e poi passate all'olio.
Ve ne versate alcune gocce sulla mano.  Esse scivoleranno immediatamente giu verso il polso, valicheranno il confine dei polsini, e da li spariranno nell'underground dei vostri vestiti.  La sera ne troverete traccia nei calzini.  Completamente lubrificati, passate alla Pasta di Fissan, un singolare prodotto nato da un amplesso tra la maionese Calvè e del gesso liquido, ne riempite il sedere del pollo e naturalmente ve ne distribuite variamente in giro per giacche, pantaloni, ecc.

A quel punto avete praticamente finito e, a quel punto, il bambino fa pipì.

6. Il bambino non fa pipì a caso.  La fa sul vostro maglione.  Voi fate un istintivo salto indietro.  Errore!  La trota, finalmente libera, si butta giù dal fasciatoio. 
Ritirate su la trota e non raccontate mai alla mamma l'accaduto.

7. Prendere il pannolino nuovo.  Capire qual è il lato davanti (di solito c'è una greca colorata che aiuta, facendovi sentire imbecilli).  Inserire il pannolino tra le gambe del bambino e chiudere.  Il sistema è stato  studiato bene: due specie di pezzi di scotch e il pannolino si chiude.  Si, ma quanto si chiude?  Così è troppo stretto, così è troppo largo, così è troppo stretto, così è troppo largo.  Si puo arrivare anche ad una ventina di tentativi. E' in quel momento che il bambino comincia ad  intuire di avere un padre scemo: giustamente manifesta una certa delusione, cioè inizia a gridare come un martire.  Da qui in poi si fa tutto in apnea e in un bagno di sudore.

8. Nonostante i decibel espressi dal bambino, mantenere la calma e provare a rivestire il bambino.  E' questo il momento dei poussoir. Quando Dio cacciò gli uomini dal paradiso terrestre disse: - Partorirete con dolore e dovrete chiudere le tutine dei vostri figli con i poussoir!   Per chiudere un poussoir bisogna avere: grandissimo sangue freddo, mira eccezionale, culo della madonna.  Il numero di poussoir presente in una tutina è sorprendente e, perfidamente, dispari.

9. Se nonostante tutto riuscite a rivestire il bambino, avete praticamente finito.  Vi ricordate che avete dimenticato il borotalco: il culetto si arrossirà.  Pensate ai bambini in Africa e concludete: si arrossirà, e che sarà mai!  Quindi prendete il bambino e lo riconsegnate alla mamma. 
Lei chiederà: - L'hai messo il borotalco? Voi direte: - Sì! - con convinzione.

10. Ripercussioni fisiche e psichiche.  Fisicamente, cambiare un pannolino, brucia le stesse calorie di una partita di tennis.  Psichicamente il padre post-pannolino tende a sentirsi spaventosamente buono e in pace con se stesso.  Per almeno tre ore è convinto di avere la nobiltà d'animo di Madre Teresa di Calcutta.  Quando l'effetto svanisce, subentra un irresistibile desiderio di essere single, giovane, cretino e un po' di destra.

Alcuni si spingono fino a consultare il settore "Decappottabili" su Gente&Motori.  Altri telefonano ad una ex-fidanzata e quando lei risponde mettono giù.  Pochi dicono che devono andare a comprare le sigarette, escono e poi, tragicamente, ritornano.

In casa li avvolge la sicurezza del focolare, il tepore dei sentimenti sicuri, e un singolare, acutissimo sentore di yogurt....

di Max Romano Polidori