mercoledì 30 marzo 2011

OGGI VI PRESENTIAMO FABIO: UN PAPA' CHE SE LA GODE...

Fabio Cattivelli è un professionista che è passato attraverso tutte le fasi di produzione di eventi televisivi e di spettacolo, parla e scrive la lingua inglese e francese, ed è piuttosto bravino anche nell'italico idioma. Ama gestire gruppi di esperti dalle competenze più disparate e lavorare in staff. È sempre pronto ad affrontare nuovi percorsi, felice di condividere e, perché no, essere messo alla prova. Il suo mestiere è il direttore di produzione, i suoi mezzi sono l'ottimizzazione dei tempi, del denaro e dei rapporti personali.

Combatte fin dai tempi dell'asilo con un cognome ingombrante, foriero di significati negativi che cozzano con la sua proverbiale onestà. La moglie dice che è un matto buono. L'ha sposato proprio per questo, e perché è classe 1964, la stessa di Brad Pitt. Da ex batterista si ritrova costantemente a battere con le dita o con oggetti su ogni superficie che provochi un suono. A volte ripete all'infinito muti paradiddle (tam tamtam tam tam tamtam tam) su se stesso con buona pace di chi gli orbita accanto.

Quando trova un indumento comodo non me ne stacca fin quando non l'ha ridotto a brandelli. Ci auguriamo che ciò valga anche per sua moglie, possibilmente evitando di ridurla a brandelli.

Fabio si racconterà prossimamente su questo blog. Intanto gli abbiamo posto qualche domanda, alla quale ha risposto in modo sintetico ed efficace e, a dirla tutta, con creativa e a tratti brutale sincerità. Ma ci piace proprio per questo…

1) Se ad espellere un fagotto di almeno tre chili fossi stato tu, invece di tua moglie, come ti saresti comportato? Insomma: raccontaci il tuo ipotetico parto :-)

Troppo doloroso, non posso pensarci…

2) Cosa hai provato la prima volta che hai preso in braccio tuo figlio?

L’ho visto e piangeva. Ricordo che ho pensato: “CA@@O! Assomiglia a mio padre quando era arrabbiato… con me…”. L’ho preso in braccio poco dopo e ho pensato solo di non farlo cadere.

3) Si parla tanto della vanità mammesca, ma dicci la verità: da 1 a 10, con quanta intensità desidereresti defenestrare i papà che si vantano delle capacità calcistiche del figlio se il tuo (ma questa è soltanto un’ ipotesi) ha i piedi fucilati per il pallone?

La cosa mi darebbe fastidio, ma Angelo sa fare un sacco di altre cose.

4) Cosa non riesci più a fare da quando sei diventato papà? Partitella con gli amici, gara di rutti davanti alla finale della nazionale,vantarti dei tuoi pettorali con le pischelle in palestra, tagliarti i peli del naso in santa pace?

Pensare a me stesso come a un invincibile figlio di puttana, ora siamo in due…

5) Cosa vorresti dire ai papà fermi all’età della pietra? Per essere chiari: parliamo di quei maschi convinti che abbandonarsi a smancerie con i figli o cambiargli il pannolino castri la virilità degli uomini che non devono chiedere mai.

Non l’hanno mai provato, oppure non sono pronti. Oppure chi se ne frega, io me la godo…

E già, Fabio. Lo vediamo dalla foto con il tuo splendido cucciolo che te la godi: quel sorriso parla più di centomila discorsi inutili…

Fabio Cattivelli, prossimamente su questi schermi. Non perdetevelo!

domenica 20 marzo 2011

I NUOVI PAPA'


Amorevolmente bistrattati dalle mamme blogger che spesso li dipingono come adorabili casinari che ci provano, ma non sempre ci riescono, sono sempre più presenti in rete. Si raccontano nei blog, costruiscono comunità su Facebook, mettono in piedi siti nei quali affrontano le tematiche familiari con slancio, passione, intelligenza. Si mettono in gioco determinati a smantellare il preistorico retaggio che “ L’omo ha da puzzà!”. Sono simpatici, autoironici, ma al tempo stesso seriamente intenzionati a costruire un nuovo concetto di genitorialità.

Sono loro, i Nuovi Papà, Uomini che stamattina abbracceranno con dolcezza i loro cuccioli ancora impastati di sonno e caldi di letto, che scarteranno il lavoretto per il 19 Marzo con autentica commozione, che invaderanno la rete di post, foto, riflessioni e frammenti di amore babbesco.
E’ a questi Papà straordinari che oggi porgiamo il nostro augurio più sincero e riconoscente, a quelli che si raccontano sul web, ma naturalmente anche a tutti gli altri.

E’ con autentico piacere che vi presentiamo qualcuno di questi Papà on line:

Federico Olivo con il suo arguto Paternità Oggi

Silvio Petta
 con Superpapà, sito che emette il primo vagito proprio oggihttp://www.superpapa.it/ ma che sulla sua fan page Facebook vanta già quasi 4.000 "mi piace", uno dei quali l'abbiamo clikkato noi.

Come Bambini al potere! non potevamo mancare all’appello. Vi segnaliamo perciò con orgoglio il neonato blog I nuovi papà
http://inuovipapa.blogspot.com/ gestito da diversi babbi straordinari che vi presenteremo ad uno ad uno nelle prossime settimane.

Grazie a Max, a Federico, a Silvio e a tutti I papà che ci accompagnano in questo difficilissimo e meraviglioso mestiere di genitore. Per non essere più soltanto “una mamma” o “un papà”, ma parte integrante di uno spettacolare progetto di vita corale nel quale non hanno ragione di esistere solisti o prime donne.

giovedì 17 marzo 2011

VIAGGIARE IN TRENO CON I BAMBINI. PARLIAMONE...


Un viaggio cullati dal romantico dondolio della carrozza, lo sguardo perso in chilometri e chilometri di bucolico verde, il piacere di un buon libro da gustare in santa pace o una gradevole chiacchierata con un compagno di viaggio interessante: questo significa, da sempre, prendere un treno…

Sì, quando hai venticinque anni, i capelli freschi di messa in piega, devi raggiungere il centro per incontrare un aitante fidanzato e il tuo unico pensiero angosciante è quello di coordinare correttamente il colore dello smalto con quello della micro borsetta in camoscio.
Sì, quando sei un quarantenne, stai affrontando un lungo viaggio per rivedere gli amici del militare e nel bagaglio hai infilato soltanto un cambio di biancheria pulita, una camicia e dei jeans, una tuta da ginnastica, gli scarpini per la partitella scapoli- ammogliati e l’ebbrezza di avere di nuovo vent’anni, anche se soltanto per un week end.
Decisamente no quando, indipendentemente dall’età, sei una donna che deve prendere il treno con due bambini piccoli. Intendiamoci: viaggiare in treno oggi costituisce un’ottima soluzione quando nutri un odio atavico per il cambio manuale, oppure l’idea di salire su un aereo ti causa un attacco di panico fulminante.
Ma se sei mamma comporta discreti problemi.
Se a seguito hai una pesante valigia, una borsa con il cambio (e già, le micro borsette in camoscio sono ormai un nostalgico ricordo), un passeggino e un pargolo che pesa almeno dodici chili da sveglio, e centocinquanta quando è addormentato, l’impresa diventa lievissimamente più complicata.
Se di figli poi ne hai due, magari una lattante e un adorabile delinquentello che non riesce a star fermo neanche se lo inchiodi con la colla a caldo ai sedili, allora l’impresa diventa decisamente complicata.


Problema n.1:
Come faccio a salire in carrozza con una valigia, un borsone, un passeggino e uno/due pargoli attaccati alle gonne, se davanti agli occhi mi trovo una scaletta di ferro e sotto i piedi un pericoloso pertugio che, dieci ad uno, se mi distraggo per una frazione di secondo finirà per inghiottire il nano più grande?
Senza l’aiuto di un buon samaritano, salire la scaletta di un treno, per una mamma, è agevole quanto conquistare la cima del K2 in equilibrio su un filo di seta.


Problema n.2:
Come qualsiasi neonato degno di questo nome, la piccola fa la cacca con la stessa frequenza con la quale un adulto inspira aria ed espira anidride carbonica. Ergo: dove accidenti la cambio? Sul tavolinetto della carrozza ristorante? Sul coperchio del water? In braccio al diciottenne brufoloso il quale, soltanto all’idea di scoprire quali orridi misteri custodisca un pannolino sporco, mi dà di stomaco sui piedi così devo ripulire anche lui?

Problema n.3:
Esaurito il repertorio dei giochini per intrattenere il pupo più grande (tempo stimato: un quarto d’ora, minuto più, minuto meno), come faccio a farlo stare tranquillo se la cucciola di vampiro non mi si stacca un attimo dal seno? Avete un’ idea di quanto sia umiliante rincorrerlo per i corridoi con la camicetta slacciata e i seni sballottati al vento a mo’ di valchiria al galoppo con buona pace dei viaggiatori di sesso maschile?

Soluzioni? Parliamone…
Secondo voi migliorare la qualità dei viaggi in treno per le famiglie è possibile?
In quale modo potremmo arrivare a risolvere certe problematiche?
Con un miracolo?
Raccontateci di quali servizi vorreste usufruire per trasformare un’Odissea in un viaggio piacevole per voi e per i vostri piccoli.

mercoledì 16 marzo 2011

il cambio del pannolino secondo i papà !



Il pannolino può essere cambiato per tre ragioni:
a)     perché lo dice la mamma;
b)     perché lo dice la suocera;
c)     perché il bimbo ha cagato.

Naturalmente il gesto perde, nei primi due casi, gran parte della sua drammaticità.  Il vero, autentico, cambio di pannolino assume la presenza della merda.

Di solito accade così. La mamma prende in braccio il bambino, lo annusa un po' e dice, con voce gaia e piuttosto cretina: - E qui cosa abbiamo fatto, eh? Sento un certo odorino? Cosa ha fatto l'angioletto? 
Poi la mamma va di là e vomita.

A questo punto si riconosce il padre di destra e il padre di sinistra.
Il padre di destra dice: - Che schifo! - e chiama la tata.
Il padre di sinistra prende il bambino e lo va a cambiare.

2. Il pannolino si cambia, rigorosamente, sul fasciatoio. Il fasciatoio è un mobile che quando lo vedi a casa tua, capisci che un sacco di cose sono finite per sempre, tra le quali la giovinezza.
Comunque è studiato bene: ha dei cassettini vari e un piano su cui appoggiare il bambino. Far star fermo il bambino su quel piano è come far stare una trota in bilico sul bordo del lavandino. E' fondamentale non distrarsi mai. Il neonato medio non è in grado quasi di girarsi sul fianco, ma è perfettamente in grado, appena ti volti, di buttarsi giù dal fasciatoio facendoti il gesto dell'ombrello: pare che si allenino nella placenta, in quei nove mesi che passano sott'acqua.

Dunque: tenere ben ferma la trota e sperare in bene.

3. Una volta spogliato il bambino, appare il pannolino contenente quello che Gadda chiamava "l'estruso".
E' il momento della verità.  Si staccano due pezzi di scotch ai lati e il pannolino si apre.  La zaffata è impressionante.  E' singolare cosa riesca a produrre un intestino tutto sommato vergine: cose del genere te le aspetteresti dall'intestino di Bukowski, non di tuo figlio.  Ma tant'è: non c'è niente da fare!

O meglio: si inventano tecniche di sopravvivenza.  Io, ad esempio, mi son convinto che tutto sommato la merda dei bambini profuma di yogurt.  Fateci caso: se non guardate potrebbe anche sembrare che vostro figlio si sia seduto su una confezione famiglia di Yomo doppia panna.  Se guardate e più difficile.  Ma senza guardare?  Io con questo sistema sono riuscito ad ottenere ottimi risultati: adesso quando apro un barattolo di yogurt sento odore di merda.

4. Impugnare con la mano sinistra le caviglie del bambino e tirarlo su come una gallina.  Con la destra aprire la confezione di salviettine profumate e prenderne una.  Neanche il mago Silvan ci riuscirebbe: le salviettine vengono via solo a gruppi di ottanta.
Scuotete allora il blocchetto fino a rimanere con tra le dita un numero inferiore a cinque salviette.
A quel punto, di solito, la gallina-trota, stufa di stare appesa come un idiota, dà uno strattone: se non vi cade, riuscirà comunque a spargere un po' di cacca in giro.  Tamponate ovunque con le salviettine profumate.
Ritirate su il pollo e con gesto rapinoso pulite il sedere del bambino.  Posate le salviettine usate nel pannolino e richiudetelo.

A quel punto la vostra situazione è: nella mano sinistra un pollo-trota coi lineamenti di vostro figlio.
Nella mano destra, una bomba chimica.

5. NON andate a buttare la bomba chimica: la trota scivolerebbe per terra.  Quindi, posatela nei paraggi (la bomba, non la trota) registrando il curioso profumo di yogurt che si spande per l'aria.  Senza mollare la presa con la mano sinistra, usate la destra per detergere a fondo e poi passate all'olio.
Ve ne versate alcune gocce sulla mano.  Esse scivoleranno immediatamente giu verso il polso, valicheranno il confine dei polsini, e da li spariranno nell'underground dei vostri vestiti.  La sera ne troverete traccia nei calzini.  Completamente lubrificati, passate alla Pasta di Fissan, un singolare prodotto nato da un amplesso tra la maionese Calvè e del gesso liquido, ne riempite il sedere del pollo e naturalmente ve ne distribuite variamente in giro per giacche, pantaloni, ecc.

A quel punto avete praticamente finito e, a quel punto, il bambino fa pipì.

6. Il bambino non fa pipì a caso.  La fa sul vostro maglione.  Voi fate un istintivo salto indietro.  Errore!  La trota, finalmente libera, si butta giù dal fasciatoio. 
Ritirate su la trota e non raccontate mai alla mamma l'accaduto.

7. Prendere il pannolino nuovo.  Capire qual è il lato davanti (di solito c'è una greca colorata che aiuta, facendovi sentire imbecilli).  Inserire il pannolino tra le gambe del bambino e chiudere.  Il sistema è stato  studiato bene: due specie di pezzi di scotch e il pannolino si chiude.  Si, ma quanto si chiude?  Così è troppo stretto, così è troppo largo, così è troppo stretto, così è troppo largo.  Si puo arrivare anche ad una ventina di tentativi. E' in quel momento che il bambino comincia ad  intuire di avere un padre scemo: giustamente manifesta una certa delusione, cioè inizia a gridare come un martire.  Da qui in poi si fa tutto in apnea e in un bagno di sudore.

8. Nonostante i decibel espressi dal bambino, mantenere la calma e provare a rivestire il bambino.  E' questo il momento dei poussoir. Quando Dio cacciò gli uomini dal paradiso terrestre disse: - Partorirete con dolore e dovrete chiudere le tutine dei vostri figli con i poussoir!   Per chiudere un poussoir bisogna avere: grandissimo sangue freddo, mira eccezionale, culo della madonna.  Il numero di poussoir presente in una tutina è sorprendente e, perfidamente, dispari.

9. Se nonostante tutto riuscite a rivestire il bambino, avete praticamente finito.  Vi ricordate che avete dimenticato il borotalco: il culetto si arrossirà.  Pensate ai bambini in Africa e concludete: si arrossirà, e che sarà mai!  Quindi prendete il bambino e lo riconsegnate alla mamma. 
Lei chiederà: - L'hai messo il borotalco? Voi direte: - Sì! - con convinzione.

10. Ripercussioni fisiche e psichiche.  Fisicamente, cambiare un pannolino, brucia le stesse calorie di una partita di tennis.  Psichicamente il padre post-pannolino tende a sentirsi spaventosamente buono e in pace con se stesso.  Per almeno tre ore è convinto di avere la nobiltà d'animo di Madre Teresa di Calcutta.  Quando l'effetto svanisce, subentra un irresistibile desiderio di essere single, giovane, cretino e un po' di destra.

Alcuni si spingono fino a consultare il settore "Decappottabili" su Gente&Motori.  Altri telefonano ad una ex-fidanzata e quando lei risponde mettono giù.  Pochi dicono che devono andare a comprare le sigarette, escono e poi, tragicamente, ritornano.

In casa li avvolge la sicurezza del focolare, il tepore dei sentimenti sicuri, e un singolare, acutissimo sentore di yogurt....

di Max Romano Polidori